Approfondimenti

Quando le lettere fanno il girotondo

Cosa succede quando una lettera deve tornare al mittente? E come si trovano i dati di chi l’ha spedita? Il nostro redattore ha trascorso una giornata nel centro lettere Éclépens collaborando attivamente nella gestione degli invii di ritorno.

Ludovic Cuany

Sezione Rich Content

Due uomini di fronte all’impianto di spartizione degli invii di grande formato.
Ludovic Cuany all’opera al macchinario. (Copyright: Adrian Brand)

Ad accogliermi al mio arrivo quella mattina al centro lettere di Eclépens, nel cuore della campagna vodese, c’è la pioggia. Perché ho visitato questo centro? Per familiarizzarmi con il trattamento degli invii di ritorno, ovvero le lettere che non trovano i propri destinatari o che vengono rifiutate e quindi rispedite. Il mio programma della giornata: andare alla scoperta di sette postazioni di lavoro, ciascuna con le proprie specificità.

José Marques, responsabile del processo di spartizione degli invii di ritorno, mi fa da cicerone in questo autentico formicaio e mi fornisce qualche informazione fondamentale, prima di metterci al lavoro. Nel centro lettere Éclépens vengono trattati in media 28 milioni di invii di questo tipo ogni anno. I 20 collaboratori e collaboratrici addetti a questo compito lavorano in modo accurato e brillante.

Frenesia high-tech

Il ciclo di vita di un invio di ritorno inizia con la spartizione automatica effettuata con l’impianto di spartizione degli invii di grande formato (FSM). Dopo alcune brevi spiegazioni, mi metto all’opera e inizio a separare tutti gli invii che non possono essere trattati con il macchinario, come i giornali, i cataloghi e tutti i supporti multimediali con uno spessore superiore ai 20 millimetri. Per il resto, la macchina scansiona le lettere e cerca un codice a matrice (DmC), ovvero una superficie digitale leggibile meccanicamente che contiene i dati del mittente, o un segno di affrancatura in assenza del codice. Dopo aver registrato queste informazioni, il macchinario restituisce la lettera nel caso in cui sia necessaria una rispedizione. In caso contrario, la lettera finisce in uno dei contenitori di smaltimento. Si tratta di un lavoro frenetico in cui bisogna rimanere concentrati per evitare errori e non bloccare la macchina. Ed è solo l’inizio!

Un uomo e una donna di fronte al contenitore con le lettere.
Ludovic Cuany e Vera intenti nella spartizione in base al numero postale d’avviamento. (Copyright: Adrian Brand)

In un secondo momento, mi sposto alle due postazioni successive, ovvero la spartizione manuale per numero postale d’avviamento (NPA) e la spartizione alla cieca. Alla prima, passo in rassegna ogni lettera che la macchina non è stata in grado di identificare per trovare un’indicazione dell’indirizzo del mittente. Poi le ordino una a una in base al numero postale d’avviamento affinché imbocchino tutte la strada giusta nel processo di distribuzione. In poche parole, si tratta di svolgere manualmente lo stesso lavoro che fa la macchina. Giunto alla spartizione alla cieca (chiamata così perché il casellario di spartizione non riporta alcuna informazione), suddivido le lettere con l’aiuto di un logo o di una sorta di etichetta in base al mittente. Per svolgere questa mansione occorre avere una memoria di ferro e la massima concentrazione. È un lavoro che richiede molta attenzione e zero distrazioni. In tal senso, l’ergonomia della postazione è sicuramente di grande aiuto.

In seguito, arriva il momento della pesatura e della fatturazione. Gli invii di ritorno per cliente sono separati in quelli soggetti a una tassa e quelli che non lo sono, per mezzo di una bilancia intelligente che permette di risparmiare molto tempo. Una volta inseriti i dati nel sistema, trovate le coordinate del cliente e stampati i bollettini di consegna, le lettere possono riprendere la distribuzione fisica. «È un lavoro che mi piace molto proprio per la meticolosità che richiede. L’aspetto positivo del trattamento degli invii di ritorno è la varietà dei compiti che ci vengono assegnati», racconta Edison, un membro del turno mattutino che sarà presto sostituito da quello del pomeriggio. Mi trovo pienamente d’accordo con lui.

Una collaboratrice della Posta osserva una lettera sotto una luce particolare con una telecamera.
Zaklina al lavoro nel «solarium». (Copyright: Adrian Brand)

E alle ultime luci del giorno?

Missione compiuta? Non proprio. A volte le lettere giungono alla spartizione manuale pur avendo un codice a matrice. Ciò può accadere per diverse ragioni: un’etichetta di ritorno apposta sul codice, una cancellazione a penna che impedisce la spartizione automatica o una finestrella-indirizzo che nasconde il codice da scansionare. Per rimediare al problema, le lettere vengono passate sotto una telecamera dotata di una luce speciale (che assomiglia alle lampade da solarium) in grado di individuare il motivo per cui l’invio è stato rifiutato e ricostruire l’indirizzo del cliente. A volte è anche necessario fare un lavoro di precisione per permettere la lettura del codice tagliando la finestrella. E io ho dovuto fare anche questo, con tutta la precisione e la concentrazione del caso. Il capannone si trova in una zona tranquilla, protetta da pareti parzialmente vetrate, installate per rendere il lavoro più piacevole.

Dopo aver scoperto un’ultima postazione, dove vengono smistate le riviste, la mia introduzione può considerarsi conclusa. Durante la giornata, ho potuto scoprire le varie attività legate agli invii di ritorno, ma soprattutto i processi e i mezzi messi in atto per facilitare il loro trattamento e ottimizzare l’ambiente di lavoro. Le mansioni sono ricche e variegate, con diverse attività che vengono svolte a ritmi variabili durante la giornata e che possono essere assegnate a tutti i collaboratori o le collaboratrici. Gli invii di ritorno sono sicuramente in buone mani!

scritto da

Ludovic Cuany