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Roberto Cirillo: «La Svizzera vuole una Posta forte, moderna e digitale, che ci sia sempre e per tutti»

La Posta ha analizzato il rapporto redatto dalla commissione di esperti indipendente. Per Roberto Cirillo, CEO della Posta, le conclusioni a cui è giunta convergono in parte con le analisi dell’azienda stessa. Il servizio pubblico postale manterrà un ruolo centrale per la Svizzera anche dopo il 2030, sebbene in un formato sempre più digitale. È questo il motivo per cui il gigante giallo si prefigge di investire nel servizio pubblico, sia fisico sia digitale, e di autofinanziarsi anche in futuro senza gravare sui contribuenti. «Puntiamo a una Posta forte, che cresca insieme alle esigenze dell’economia e della popolazione svizzere, e non a una Posta in declino».

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La Posta ha preso atto con grande interesse del rapporto della commissione di esperti guidata dall’ex consigliera agli Stati Christine Egerszegi. Gli esperti delineano il futuro del servizio postale universale per la Svizzera dopo il 2030 e suggeriscono in che direzione potrebbe muoversi il servizio pubblico di domani. «Constatiamo che le proposte della commissione suscitano pareri divergenti», dichiara il CEO della Posta Roberto Cirillo. «Ed è giusto che sia così. È importante che adesso si apra un ampio dibattito su come la Posta dovrà rispondere alle esigenze della popolazione svizzera in futuro. È quindi giunto il momento che la politica avvii il dibattito sul servizio pubblico di domani. La definizione di nuove condizioni quadro legali per il servizio pubblico richiede tempo e se vogliamo essere pronti per il 2030, dobbiamo metterci al lavoro fin da subito».

Convergenza sulle considerazioni generali: il servizio pubblico postale continua a contribuire al successo della Svizzera

Le analisi della commissione di esperti coincidono in gran parte con il quadro della situazione che era stato tracciato dalla Posta nel 2019 e che ha rappresentato la base per l’elaborazione della strategia «Posta di domani». «Entrambi abbiamo identificato le stesse sfide che la Posta si trova ad affrontare oggi e in futuro. Ad esempio il calo del volume delle lettere, il boom del settore dei pacchi e la domanda crescente di servizi digitali», chiosa Roberto Cirillo. Nel loro rapporto gli esperti giungono a una conclusione: dopo il 2030 la popolazione e le aziende elvetiche avranno ancora bisogno di un servizio pubblico solido.

Alla Svizzera servono servizi moderni, sia a livello postale sia nel traffico dei pagamenti. Il servizio pubblico è un fiore all’occhiello del nostro paese e contribuisce al suo successo. Si tratta di un principio allo stesso tempo di solidarietà e di natura politico-economica che tiene unita la Svizzera e che ha permesso alla nostra economia e alla nostra collettività di essere così fiorenti negli ultimi anni. Garantisce la coesione nazionale, ma anche la competitività e l’attrattività dei territori per le aziende, assicurando quindi una buona qualità di vita alle persone.

Il punto nevralgico della questione è come finanziare il servizio universale della Posta in futuro

La commissione di esperti è giunta a una conclusione che in parte coincide con quella della Posta affermando che il finanziamento del servizio universale è in bilico. Calcoli fatti nel 2019 hanno dimostrato che, senza un cambio di direzione, il gigante giallo non sarebbe più in grado di finanziare autonomamente i propri servizi dopo il 2028. I motivi sono noti: la contrazione dei ricavi di PostFinance a causa delle restrizioni imposte al suo modello di business, il calo dei volumi delle lettere indotto da una comunicazione sempre più digitale tra persone e aziende e la crescita vertiginosa dei volumi dei pacchi che comporta investimenti urgenti nell’infrastruttura logistica. «Noi rispondiamo a tutto ciò con la strategia ”Posta di domani” che ci permette di mantenere in salute l’azienda e al contempo trasformarla, affinché sia pronta a rispondere alle esigenze che si presenteranno dopo il 2030», dichiara Roberto Cirillo.

«Diversamente da quanto concluso dal gruppo di esperti, non vogliamo puntare sul taglio dei servizi né, tantomeno, sull’eventuale richiesta di finanziamenti pubblici», chiarisce poi il CEO della Posta. «Non intendiamo risparmiare fino all’osso per poi sparire. Siamo convinti che ci sia una reale alternativa a tutto questo e, personalmente, sono certo che esista una via d’uscita, senza smantellamenti né sovvenzioni». E la Posta ci sta già lavorando: da un anno è in atto la strategia «Posta di domani». Il presupposto indispensabile per percorrere questa strada senza smantellamenti e senza sovvenzioni pubbliche è che la Posta disponga del necessario margine di manovra, della libertà di crescere con successo, come ha sempre fatto da 170 anni a questa parte. Alla Posta serve una maggiore autonomia imprenditoriale per adeguare i propri servizi a esigenze in continuo cambiamento. «Con questa strategia diamo tempo alla politica: il tempo di decidere quali dovranno essere le condizioni quadro legislative per garantire un servizio pubblico moderno a partire dal 2030. Aspettare, però, non può più essere una soluzione». I dettagli relativi al finanziamento potranno essere chiariti solo quando sarà nota l’estensione del nuovo servizio pubblico.

Cresce l’importanza dei servizi digitali

Così come il gruppo di esperti, anche la Posta è dell’idea che nel servizio pubblico del futuro dovranno essere sempre più integrati anche i servizi digitali. Il rapporto evidenzia due fattori a favore della Posta. Il primo è la grande fiducia di cui godono sia l’azienda sia il suo personale. Il secondo è rappresentato dalla sua fitta rete di punti d’accesso che gettano un ponte verso il mondo digitale. La commissione sottolinea esplicitamente la capacità della Posta di trasportare informazioni in modo affidabile, anche in formato digitale. Oltre al voto elettronico e E-Health, anche la conservazione e la trasmissione dei dati vengono citate come possibili prestazioni integrate in un servizio universale a misura di futuro. «Ci hanno assegnato questo incarico e noi intendiamo adeguare ancora meglio i nostri servizi alle esigenze digitali della nostra clientela. E anche in questo caso siamo già sulla strada giusta, grazie alla Posta di domani», continua il direttore generale della Posta.

Posta A esclusa dal servizio universale?

Il rapporto propone di escludere, a partire dal 2030, la Posta A dal servizio universale e di definire come parte di quest’ultimo solo la Posta B. Che sia all’interno o all’esterno del servizio universale, per la Posta rinunciare alla Posta A non è un’opzione percorribile. Nel 2021 i privati e le aziende hanno inviato quasi mezzo miliardo di lettere della Posta A, ossia un terzo di tutte le lettere indirizzate. Anche se il volume totale delle lettere è in costante calo, questa proporzione resta stabile dimostrando chiaramente fino a che punto la Posta A sia un’esigenza sentita. «Ciò di cui la Posta ha bisogno è la libertà operativa di impiegare al meglio le proprie risorse, non di tagliare i servizi».

Recapito dei giornali depennato dal servizio universale?

Secondo gli esperti, in futuro il recapito di giornali e riviste in abbonamento non dovrebbe più rientrare nel mandato di servizio universale della Posta. La Posta è consapevole di rivestire un ruolo centrale in un mercato della stampa funzionante e sa che questa offerta continua a essere importante sia per le case editrici sia per le lettrici e i lettori. Ciò non toglie che oggi questo servizio sia deficitario. A differenza della Posta A, il cui recapito è ad oggi redditizio, il recapito dei giornali ci causa, indipendentemente dalla sovvenzione indiretta della stampa, perdite evidenti. Se, a partire dal 2030, i giornali fossero esclusi dal servizio universale, in futuro i nostri clienti (editori e tutti i soggetti che fanno distribuire giornali e riviste) dovrebbero farsi carico direttamente di questo deficit e la Posta dovrebbe fissare prezzi in linea con il mercato. Spetta ora al Parlamento decidere se si tratta di uno scenario auspicabile. «Per me è chiaro che la Posta è disposta a farsi carico di una parte del deficit nel trasporto dei giornali, fintantoché il servizio di base è finanziato in modo solido», spiega Roberto Cirillo.

Una gara d’appalto pubblica per il traffico dei pagamenti?

Il gruppo di esperti propone che servizio universale del traffico dei pagamenti sia erogato in modo indipendente dai servizi postali. Vorrebbe, infatti, che questo incarico d’ora in poi fosse oggetto di una gara d’appalto pubblica prevedendo, se necessario, indennità statali. Nell’ambito del traffico dei pagamenti, a livello politico si è deciso di affidare il mandato di servizio universale a PostFinance, che lo svolge insieme alla Posta, per la precisione a RetePostale. Tramite la rete di filiali della Posta, l’istituto finanziario assicura l’adempimento dei criteri di raggiungibilità definiti per i servizi del traffico dei pagamenti. PostFinance stessa garantisce il regolare flusso dei pagamenti con la propria infrastruttura.

Certamente PostFinance parteciperebbe a un ipotetico bando di gara per una variante rivista del servizio universale nel traffico dei pagamenti. PostFinance ha il traffico dei pagamenti nel sangue e non teme la concorrenza.

Abolizione del monopolio residuo e finanziamento del servizio universale?

Il gruppo di esperti suggerisce di abolire il monopolio residuo per le lettere sotto i 50 grammi. È chiaro che la Posta ormai da tempo non è più un’azienda di monopolio. Offre oltre l’85% di tutti i suoi servizi in un regime di libera concorrenza, in parte misurandosi anche con potenti aziende estere. La commissione di esperti motiva la propria proposta con la sempre minore rilevanza del monopolio ai fini del finanziamento del servizio universale. «In effetti è vero che i ricavi sono in calo, come conseguenza logica della diminuzione dei volumi delle lettere. Ma nonostante tale flessione, il monopolio resta pur sempre importante nonché, per ora, l’unico strumento per finanziare il servizio universale», afferma Roberto Cirillo. Alla Posta è concesso di utilizzare il denaro che ricava nell’ambito del monopolio residuo esclusivamente per le prestazioni del servizio universale. «Potremo sapere quali sarebbero le conseguenze sul finanziamento del servizio universale se dovesse venir meno il monopolio residuo soltanto quando sapremo concretamente anche come si configurerà il servizio universale del futuro. E su questo punto la commissione di esperti si è espressa in modo vago», conclude Roberto Cirillo.

Informazioni:

Léa Wertheimer, Servizio stampa Posta, 058 341 08 84, presse@posta.ch