Arrampicata per i più coraggiosi

L’escursione sul Gantrisch non scherza: nel suo opuscolo sull’escursionismo, la Posta dedica il percorso allo stambecco, perché il breve tratto prima della vetta è ripido e richiede un passo sicuro.

Un ritratto di Claudia Langenegger.
Claudia Langenegger
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Un selfie di Claudia Langenegger.

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Succede quasi sempre quando parto per un’escursione, ma oggi ancora peggio: ho messo la sveglia troppo tardi e non ho portato con me neanche il picnic. E in più che il mio cellulare ha appena il 20% di batteria. Non ho più nemmeno una power bank da quanto me l’hanno fatta togliere dal bagaglio all’aeroporto. Escursione da sola e senza cellulare: «Prova di coraggio sul Gantrisch»? Potrebbe finire male!

Partenza verso l’ignoto

Almeno ho stampato il tragitto dell’escursione: è uno degli otto percorsi dell’ultimoopuscolo della Posta dedicato all’escursionismo.

Ma come faccio a scattare delle foto? Come faccio a sapere dove mi trovo esattamente? E se al bivio prendo la direzione sbagliata?

Almeno alla stazione riesco a comprare velocemente un panino e una mela. Poi, in treno, il sollievo: in prima classe ci sono le prese. Carico il mio telefono del 5% o poco più.

L'opuscolo della Posta con il percorso per il Gantrisch.

Sfida sulla roccia

L’agitazione resta, perché il tragitto che mi aspetta richiede coraggio: una parte consiste in un’arrampicata. 

Quando ho chiesto al mio collega della redazione se voleva venire con me, mi ha risposto scioccato: «Impossibile. Non ci riuscirei mai!». Non ci riuscirebbe? Lui, che per un anno ha vissuto la guerra civile in Sudan? 

Mi sono quindi immaginata un sentiero che si sviluppa lungo un crinale stretto sopra pendii scoscesi, per poi proseguire su una parete rocciosa a strapiombo: una vera arrampicata!

Nell’opuscolo della Posta questo sentiero è stato associato alla mascotte dello stambecco: un animale alpino in grado di salire e scendere tranquillamente i pendii rocciosi più ripidi.

Copyright: Claudia Langenegger

Claudia Langenegger si fa un selfie. Sta andando al Gantrisch.

Tutta un’altra cosa

Nei miei pensieri sto per affrontare una pericolosa esercitazione di sopravvivenza su sentieri impervi nel mezzo di un’isolata natura selvaggia. Ma la realtà assomiglia molto di più a una gita fuori porta. La giornata soleggiata invita pensionati e classi scolastiche a uscire all’aria aperta e l’autopostale, che dalla valle della Gürbe prosegue in direzione Gurnigel, è stracolmo.
Seduta accanto al finestrino, vedo sfilare davanti ai miei occhi il più bel paesaggio prealpino della Svizzera: verdi colline, deliziosi prati e fitti boschi. Vorrei non finisse mai. Alla stazione «Wasserscheide» (1584 m), scendo dal bus giallo, come la maggior parte dei passeggeri, e mi ritrovo di nuovo in mezzo a un gruppo di escursionisti. Con mio sollievo la folla si disperde rapidamente, gli appassionati escursionisti partono in ogni direzione. Per una coppia camminare non basta: i due si dirigono verso la montagna correndo in salita.

Copyright: Claudia Langenegger

Il sentiero si snoda in salita su un pendio verde, le cime delle montagne si riflettono in uno stagno.

Un passo con panorama mozzafiato

Il sentiero si snoda in salita su un pendio verde, le cime delle montagne si riflettono in uno stagno. Passo davanti a una locanda montana con una tradizionale facciata in legno. L’acqua fresca di montagna scorre leggera in una fontana.

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Qualche escursionista in perfetta forma si avvia verso la parete settentrionale del GantrischTarget not accessible, davanti a me due donne parlano in italiano dei loro piani futuri, dietro di me un gruppo di pensionati.

Sul Leiterepass (1905 m) un gruppo di scolari si è fermato all’ombra e l’insegnante annuncia ad alta voce che nessuno può fotografare la sua classe senza un permesso scritto.

Continuo allegramente a scattare foto, perché il mio soggetto è il panorama mozzafiato che ci circonda.

Il cielo azzurro intenso, le verdi colline, le pareti rocciose grige e la fantastica vista sulla catena montuosa fino allo Stockhorn.
Copyright: Claudia Langenegger

Come in una cartolina

Tutto è come nell’opuscolo, ma ancora più bello: il cielo azzurro intenso, le verdi colline, le pareti rocciose grige e sul versante sud del Leiterepass la fantastica vista sulla catena montuosa fino allo Stockhorn, sui versanti della Valle di Simmen. Da qualche parte immersa nella nebbia riesco a scorgere anche la forma a Toblerone del NiesenTarget not accessible.

Sono sul sentiero giusto?

Una freccia mi indica la direzione, continuo a camminare spensierata, ma poi sul prato in basso noto un sentiero parallelo: dovrei forse trovarmi lì? Ma è quello il sentiero giusto? Tiro fuori l’opuscolo con la cartina, ma non ci capisco nulla, provo a controllare su internet la mia posizione nonostante non abbia quasi più batteria, ma ovviamente non ho rete! E certo, sono immersa nella natura selvaggia! Come ho fatto a non pensarci?

Mi resta solo una cosa da fare: proseguire. Niente panico. Mantenere la calma. Poco dopo, sollievo: vedo che il percorso parallelo si perde nel prato. Sono senza dubbio sul sentiero giusto.

Claudia Langenegger rinfrescandosi con un pezzo di neve.
Copyright: Claudia Langenegger

Ecco che sotto i piedi sento dei residui di neve. Un blocco grande, liscio, scivoloso e pericoloso! Ma perché non mi sono portata dietro i bastoncini da trekking??? Ma mi piacciono le tracce di bianco che mi lascio alle spalle. E un po' di fresco mi fa bene, perché verso mezzogiorno le temperature sono ben estive anche a quasi 2000 metri.

Copyright: Claudia Langenegger
Claudia Langenegger sulla strada verso la cima della montagna.
Copyright: Claudia Langenegger

Un po’ di arrampicata? Tanta angoscia per nulla. 

Presto arrivo al bivio, dove il sentieri curva a destra fino alla vetta del Gantrisch, quindi verso l’arrampicata. Eccomi nella zona pericolosa! Ma l’escursione non presenta veri rischi. Il crinale è ampio e comunque non a strapiombo. Si fa leggermente ripido appena sotto la vetta. Fra le rocce è installata una corda di acciaio a cui posso tenermi. Basta camminare con passo sicuro.

Sulla cima del Gantrisch con vista sul paesaggio montano.
Copyright: Claudia Langenegger

Finalmente in cima

La salita fino a 2175 metri vale la pena: una verde cima solitaria, taccole che si lasciano portare dal vento e una vista mozzafiato. Se non ci fosse stata la nebbia, sarei riuscita a scorgere chiaramente fino in Francia.

Dopo un po’ di riposo, un panino e dell’acqua fresca dalla fontana, ancora un piccolo sforzo: perché una discesa ripida è sempre più difficile che una salita. Ma anche nel tragitto di ritorno, la camminata si rivela non così pericolosa come temevo.

L’ultimo tratto: il sentiero passa sotto gli alberi e si perde attraverso un boschetto.
Copyright: Claudia Langenegger

Un boschetto tranquillo

E così a passo leggero mi incammino verso la seconda parte dell’escursione, ovvero verso il Morgetepass (1959 m) e da lì verso il rifugio Gantrischhütte, per poi tornare indietro a Wasserscheide. Ora il sole picchia senza pietà e mi metto ancora un po’ di crema. Purtroppo non ho più tempo per una pausa nel fresco e piacevole lago di Gantrisch, che scorgo fra gli abeti alla mia sinistra. 

L’ultimo tratto mi lascia senza fiato: il sentiero passa sotto gli alberi e si perde attraverso un boschetto. Riesco a scattare un’ultima foto prima che il cellulare si spenga definitamente.

Alla fermata aspetto giusto qualche minuto ed ecco che arriva l’autopostale per riportarmi alla civiltà, attraverso una strada tortuosa. Dopo tutta l’eccitazione della mattina, sono talmente soddisfatta e rilassata che crollo dopo appena tre minuti di bus. Cosa ho sognato? Uno stambecco, ovviamente.

scritto da

Claudia Langenegger

Redattrice